di Aldo A. Mola
Dalle 15 del 15 dicembre 2017 la Salma di Elena di
Savoia, riposa nella Cappella di San Bernardo
del Santuario-Basilica di Vicoforte (Cuneo), accanto alle spoglie di
Carlo Emanuele I di Savoia, il Duca che nel 1596 volle la costruzione del
maestoso Mausoleo dei Savoia, capolavoro di Ascanio Vitozzi e di Francesco
Gallo.
Elena fu la Regina più amata dagli italiani:
maestosa e affabile, riservata e onnipresente, ispirò artisti, poeti e suscitò
l'affetto dei cittadini che la sentirono vicina.
Insignita da papa Pio XI della “Rosa d'Oro della
Cristanità” (1937), onorificenza suprema pontificia conferibile a donne, da Pio
XII fu definita “Signora della carità benefica”.
Sempre accanto al Re, Vittorio Emanuele III,
condivise il dramma del popolo italiano. La sua secondogenita, la Principessa
Mafalda, consorte del principe Filippo d'Assia, gravemente ferita durante un
bombardamento aereo americano sul campo di prigionia ove era stata deportata
dai tedeschi (1944), morì dopo un vano intervento chirurgico. Ne scrisse con
delicatezza Mariù Safier, biografa anche di Jolanda di Savoia (“La Principessa del
silenzio”, ed. Teca), consorte del conte Carlo Calvi di Bergolo.
Elena nacque a Cettigne l'8 gennaio 1873,
sestogenita degli undici figli di Nicola I Petrovic Njegos, principe del
Montenegro, e di Milena Vukotic. Suo padrino fu lo zar di Russia Alessandro II.
Allieva dell'Istituto Smonly a San Pietroburgo, coltivò lettere, disegno,
pittura e musica.
Nel 1895, all'Esposizione di Belle Arti di Venezia,
conobbe Vittorio Emanuele di Savoia, principe di Napoli, già allievo del
Collegio Militare della Nunziatella. Lo rivide quando il principe ereditario
della corona d'Italia nel 1896 andò in visita a Mosca per l'incoronazione dello
zar Nicola II. Recatosi a Cettigne, capitale del Montenegro, il 16 agosto il
principe la chiese in sposa. Il 21 ottobre la principessa Elena, già di
confessione ortodossa, professò la fede cattolica nella Cattedrale di San
Nicola a Bari. Il 24 seguente venne celebrato il loro matrimonio civile nel
Palazzo del Quirinale e quello religioso in Santa Maria degli Angeli. Seguirono
anni di viaggi, sinteticamente documentati dall'“Itinerario generale dopo il
1896” scritto da Vittorio Emanuele III.
Dopo l'assassinio di Umberto I a Monza (29 luglio
1900) Elena ascese a Regina d'Italia accanto a Vittorio Emanuele III, salito al
trono trentunenne. Gli dette Jolanda (1901), Mafalda (1902) e Umberto, principe
ereditario, nato a Racconigi il 15 settembre 1904, seguiti da Giovanna, poi
consorte di Boris III zar dei Bulgari e madre di Simeone II, la cui
autobiografia (“Un destino singolare, ed Gangemi) è da pochi giorni comparsa in
Italia, e infine Maria.
Nel 1908 accorse in aiuto delle vittime del
catastrofico terremoto di Messina e Reggio. Fece adattare a ospedale la
corazzata “Regina Elena”. Il 16 luglio 1915, dopo l'intervento dell'Italia
nella Grande Guerra, allestì al Quirinale l'Ospedale Territoriale n. 1, capace
di 250 letti per feriti gravi, con speciale attenzione per i mutilati e i
grandi invalidi, alle cui cure sovrintese e concorse di persona. Istituì la
Fondazione Elena di Savoia a sostegno dei figli di ferrovieri mutilati morti o
mutilati in servizio o in guerra. Dette forte impulso alla Croce Rossa Italiana
e promosse ricerche scientifiche e istituzioni filantropiche con partecipe
sollecitudine.
Nel 1939 indirizzò una lettera alle sovrane di
Danimarca, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Bulgaria e Jugoslavia sollecitando una
iniziativa congiunta per fermare la guerra, cominciata da tre mesi. Il 9-12
settembre 1943 si trasferì da Roma a Brindisi con il Re e il figlio, Umberto,
principe di Piemonte.
All'abdicazione di Vittorio Emanuele III (9 maggio
1946) Elena di Savoia lasciò l'Italia per Alessandria d'Egitto, ove visse a
Villa Jela. Vi festeggiò cinquant'anni di matrimonio.
Dopo la morte del sovrano (che si spense ad
Alessandria d'Egitto il 28 dicembre 1947, da cittadino italiano all'estero, tre
giorni prima che la Costituzione potesse comminargli l'esilio) Elena di Savoia
si trasferì per cure a Montpellier. Vi morì il 28 novembre 1952. Fu sepolta nel
cimitero cittadino di Saint-Lazare, a lungo meta di italiani non immemori. Nel
1960 a Messina le venne dedicato un monumento in marmo bianco di Carrara. Nel
2002, cinquantesimo della sua morte, fu emesso un francobollo a ricordo della
sua figura. Altrettanto fece nel 2013 il Montenegro, ove le spoglie dei suoi
genitori vennero traslate dalla chiesa ortodossa di San Remo ove erano
tumulate.
Nella memoria Elena di Savoia fu e rimane “La Regina
Elena”. Per rallegrarsi del suo ritorno non è necessario essere monarchici.
Basta essere italiani. È ormai lontano il “tempo del furore”. È tempo di pietas,
di ricomposizione della memoria nazionale. Come ha dichiarato Luca Fucini,
membro della Consulta dei senatori del regno, delegato a rappresentare la Casa
alla estumulazione della salma a Montpellier, Vittorio Emanuele III avrebbe
certo desiderato riposare accanto alla Regina, alla quale fu unito nella buona
e nella cattiva sorte in cinquantun anni di matrimonio: un capitolo della
travagliata storia d'Europa.
Alla ritumulazione, benedetta dal Rettore del Santuario-Basilica,
mons. Meo Bessone, hanno assistito il delegato della Casa, Federico Radicati di
Primeglio, e il presidente della Consulta dei Senatori del Regno.
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